I ricercatori della San Diego School of Medicine hanno scoperto che quando le cellule cerebrali adulte vengono danneggiate ritornano allo stato embrionale.

La riparazione dei danni al cervello e al midollo spinale è una delle principali sfide della medicina moderna. Sembra che il processo di regressione ad uno stadio embrionale delle cellule, conseguente a un danno cerebrale, sia fondamentale per la compensazione del danno stesso.

Fino a qualche anno fa, si pensava che il cervello fosse ‘’statico’’ nel senso che, una volta persi neuroni a causa di un danno cerebrale, non ci fosse modo di averne altri, e che quei neuroni erano ormai persi per sempre, l’unica speranza del malcapitato era quella di riuscire a recuperare in parte le funzioni cognitive perse, grazie alla plasticità cerebrale che permette il formarsi di nuove connessioni (sinapsi) tra i neuroni, cosi che compensino (in parte) al danno subito (Daniel & Allison, 2019).

Secondo le nuove scoperte pubblicate su Nature il 15 aprile 2020 dai ricercatori dell’Università della California alla San Diego School of Medicine, quando le cellule cerebrali adulte vengono danneggiate ritornano allo stato embrionale. Gli scienziati riferiscono che, una volta regressi ad uno stadio embrionale, le cellule riacquistano la capacità di creare nuove connessioni, processo fondamentale per la compensazione del danno cerebrale (Gunnar & Mark, 2020).

Riparare i danni al cervello e al midollo spinale è una delle principali sfide della medicina moderna, fino a tempi relativamente recenti, era considerata una sfida impossibile; il nuovo studio delinea una “tabella di marcia trascrizionale della rigenerazione nel cervello adulto” (Gunnar & Mark, 2020).

Utilizzando gli incredibili strumenti delle neuroscienze e della genetica molecolare, i ricercatori sono stati in grado di identificare il modo in cui l’intero insieme di geni in una cellula cerebrale adulta si reimposta per rigenerarsi. Questo fornisce una visione fondamentale di come, a livello trascrizionale, avvenga la rigenerazione (Gunnar & Mark, 2020).

La rivoluzione paradigmatica è iniziata quando dei ricercatori hanno scoperto che nell’ippocampo e nella zona subventricolare vengono costantemente prodotte nuove cellule cerebrali che sono poi indirizzate nelle varie regioni del cervello per tutta la vita (Daniel & Allison, 2019).

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Tuttavia, con il nuovo studio pubblicato su Nature, intitolato Injured adult neurons regress to an embryonic transcriptional growth state, si delinea che la capacità del cervello di riparare o sostituire se stesso non si limita solo a due aree, dato che quando una cellula cerebrale adulta della corteccia viene ferita, ritorna (a livello trascrizionale) ad essere un neurone embrionale corticale, il che le conferisce la capacità di riadattarsi e ricreare sinapsi per riprendere la sua funzione cerebrale. Ma la cellula non sempre attraversa questo processo di riacquisizione delle sue capacità di crescita, è necessario infatti un ambiente che ne favorisca il processo (Gunnar & Mark, 2020).

Alla luce di questa scoperta, quindi, si palesa di fronte ai ricercatori la sfida di trovare un modo per favorire l’ambiente in grado di stimolare il neurone embrionale a ripartire.

Sono già in corso delle sperimentazioni su topi, che tramite la modifica di specifici geni, tentano di riprodurre un ambiente consono alla crescita del neurone embrionale (Gunnar & Mark, 2020).

per saperne di più https://www.stateofmind.it/2020/04/danno-cerebrale-stadio-embrionale/

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