di Francesco Della Gatta

L’avvento dei Social Network crea effetti concreti sul modo di pensare degli utenti, che modificano così le loro pratiche di interazione sociale usuali.

Lo sviluppo dei social network: fenomeno di socializzazione o alienazione?

L’avvento dei Social Network ha creato effetti concreti sul modo di sentire e di pensare degli utenti, che finiscono per modificare le loro pratiche di interazione sociale usuali. La facile accessibilità dei new media, però, potrebbe trasformarli in strumenti potenzialmente pericolosi per le illusioni che sono capaci di generare.

Ma tu non sei su Facebook? Ci sono tutti!” Chi di noi non ha mai detto, o almeno sentito dire, da un amico, un parente o un collega questa frase! Ormai i social network sono entrati a far parte, in maniera più o meno diretta, della vita di ognuno di noi. Dallo studente universitario che li usa per rimanere in contatto con i propri compagni, al manager sempre alla ricerca di nuove tendenze, all’azienda che vuole migliorare i rapporti con i propri clienti/fornitori e vuole farsi pubblicità: tutti sono iscritti su qualche social network.

È infatti innegabile che la tecnologia abbia cambiato le nostre vite e le nostre abitudini e la rivoluzione provocata dai social network non può essere ignorata poiché si estende a macchia d’olio ed ha un potenziale interno molto ampio. (Riva, 2010).

L’utilizzo dei social network e delle nuove tecnologie inducono difatti molti cambiamenti: cambia il rapporto con se stessi e soprattutto con gli altri, che diventa più diretto ma molto più mediato. Le nuove tecnologie ci promettono di incontrare molte persone ma tendono a togliere il sapore, la genuinità, l’originalità e la freschezza alla relazione interpersonale vera e propria. Cambia, inoltre, il modo di concepire la quotidianità. È difficile pensare alle nostre giornate senza aprire il computer o usare il cellulare; la nostra esperienza quotidiana subisce dei pesanti condizionamenti poichè può cambiare il modo di partecipare alla vita di società. Le nuove tecnologie inoltre ci danno maggiori possibilità di partecipare alla vita sociale condividendo anche luoghi virtuali, ma non è detto che questa partecipazione sia poi effettiva. (Riva, 2010).

Ma capiamo meglio cosa sono i social network… I social network sono diventati un fenomeno globale e negli ultimi 10 anni si è visto un aumento esponenziale del loro uso: Facebook, Instagram, Twitter, Linkedin, sono solo alcune delle piattaforme social che dal loro avvento ad oggi hanno conquistato in maniera esponenziale il Web. Tutte le applicazioni di social network si basano sulla costruzione, manutenzione, gestione e visibilità di profili e di pagine Web personali.

Un profilo ricco di informazioni e dinamico, una lista di contatti e un numero elevato di relazioni interpersonali instaurato con amici e conoscenti, sono gli elementi che fanno dei nuovi media sociali e delle applicazioni di social networking qualcosa di diverso rispetto alle chat, ai blog e ai forum che hanno caratterizzato il Web 1.0. (Massarotto, 2011).

Le applicazioni di social networking permettono di coltivare relazioni amicali e di allargare le proprie reti sociali coinvolgendo persone mai incontrate e senza bisogno di un incontro precedente dal vivo e faccia a faccia. Come piattaforma tecnologica con le sue funzionalità, applicazioni e risorse, il social network facilita le interazioni e lo sviluppo di connessioni e relazioni attraverso l’utilizzo di contenuti diversi (testuali, video, audio, fotografici), la condivisione sociale su piattaforme e dispositivi eterogenei (PC, smartphone e tablet), il coinvolgimento attivo dei membri della rete e la rapidità con cui si può conversare e disseminare informazioni. (Boyd, 2008).

Si potrebbe affermare che questi nuovi strumenti tecnologici abbiano semplicemente amplificato ciò che, con altri mezzi, gli umani sanno fare da sempre, eliminando le barriere temporali e spaziali e offrendoci nuove opportunità di elaborare nuovi pensieri, di produrre nuovi contenuti e di riflettere su noi stessi. Nel fare questo i nuovi media hanno reso obsoleti gli strumenti e modi di comunicare precedenti come l’incontro di persona e le altre forme di interazione tradizionali. (Riva, 2010).

L’aspetto da considerare però è come l’avvento di queste comunità online abbia creato effetti concreti sul modo di sentire e di pensare degli utenti, che finiscono per modificare le loro pratiche di interazione sociale usuali. Alla corporeità dell’incontro faccia a faccia si sostituisce la virtualità del profilo da cui si elimina il corpo ma soprattutto i suoi significati.

La trasparenza dei nuovi media, ossia la loro facile accessibilità, li trasforma in strumenti potenzialmente pericolosi per le promesse di cui si fanno portatori e le illusioni che sono capaci di generare. (Mazzucchelli, 2014). I nuovi media infatti danno la sensazione di essere sociali per definizione e come tali capaci di incidere sulla solitudine sociale per chi ne soffre ma, a lungo termine, si è visto come non sempre si producano conseguenze del tutto positive.

Una delle prime indagini condotta sui social network e che ha coinvolto un numero elevato di individui è stata eseguita dall’ Australian Psychological Society. Sono state intervistate 2.3 milioni di persone prendendo un campione composto sia da membri coinvolti nell’utilizzo di socia network sia da persone senza alcuna presenza on-line. L’indagine, condotta nel 2010, ha evidenziato quanto segue:

  • Il social network interessa persone di tutte le età (97% degli intervistati)
  • Il 70% degli intervistati spende meno di due ore al giorno on-line
  • Il 28% ha avuto almeno un’esperienza negativa
  • Il 52% afferma che i social network hanno aumentato la possibilità di contatto e interazione con amici e parenti
  • Il 26% ha visto aumentare la sua partecipazione come risultato di una maggiore socialità
  • Il 25% tra i 31-50 anni ha incontrato l’anima gemella o un nuovo partner on-line
  • Il 21% (del 25 %) degli incontri ha dato origine a relazioni intime nella vita reale.

Dati interessanti sono emersi anche dall’analisi della frequenza prolungata dei siti di social network. Il 77% degli intervistati ha indicato di accedere a un social network giornalmente, il 51% più volte al giorno e il 26% una volta al giorno. L’accesso più frequente, 59%, è fatto da persone giovani, a seguire, 36%, dalle persone più adulte (32-50 anni) e da quelle anziane, 23%. (APS, 2010).

Un’ulteriore ricerca (Ferguson e Perse, 2000; Leung, 2001) ha messo in evidenza anche quali siano le motivazioni che spingono all’uso del social network, identificandone principalmente 5:

  • Inclusione sociale, cioè il bisogno di appartenere ad un gruppo.
  • Mantenimento di relazioni, la comunicazione on-line permette di rimanere sempre in contatto con i propri amici anche con quelli non raggiungibili perché lontani.
  • Incontro di nuove persone
  • Compensazione sociale, cioè la tendenza a compensare problemi comunicativi presenti nella comunicazione faccia a faccia con la socializzazione on-line
  • Divertimento

Rivoltella (2006) ha evidenziato pressoché le stesse motivazioni evidenziate dalle ricerche internazionali precedentemente citate anche nel contesto italiano.
Recenti studi hanno fatto emergere anche un altro dato significativo. Mentre le persone estroverse sembrano utilizzare i siti di social network per migliorare ulteriormente la loro posizione sociale, gli introversi sembrano utilizzare questo mezzo di comunicazione per compensare le loro difficoltà relazionali.

Entrambe le motivazioni correlano positivamente con un maggiore utilizzo del social network. (Ross et al. 2009; Correa et al. 2010). Il social network agisce come deterrente e via di fuga per persone che nella vita sociale reale sperimentano difficoltà di socializzazione, A causa di tratti del carattere come la timidezza o situazioni d’isolamento sociale, l’utilizzo delle nuove tecnologie e dei social network sembrano diventare una fonte privilegiata di emozioni e sensazioni appaganti e intense, seppure scaturite da dimensioni del tutto virtuali. (Caretti, La Barbera, 2005). Internet può rappresentare così un mezzo per fuggire dalla realtà quotidiana e rifugiarsi in un mondo illusorio e gratificante, in cui l’elemento virtuale permette di superare le difficoltà e le inibizioni che possono caratterizzare le interazioni reali. (Cantelmi et al., 2000).

Come afferma McKenna, il contatto sociale attraverso chat e community, può diventare un utile strumento per superare le difficoltà di comunicazione e di interazione faccia a faccia che si possono presentare nella vita quotidiana. (Amichai-Hamburger, McKenna, 2006). L’indagine condotta dall’associazione degli psicologi australiani evidenzia infatti, tra gli effetti positivi del social network, la presenza di maggiori contatti personali (meno isolamento) e relazioni interpersonali (meno solitudine). Nonostante vi sia anche un alto numero di esperienze negative on-line, la maggioranza degli intervistati non sembra intenzionato ad abbandonare i social network.

Analizzando la letteratura presente emerge come la fascia d’età maggiormente attratta dall’ utilizzo dei social network sia sicuramente quella relativa all’adolescenza. Una ricerca svolta nel 2008 realizzata dall’associazione Save the Children in collaborazione con il CREMIT ha indagato il significato che Internet assume per gli adolescenti e gli atteggiamenti adottati rispetto ai possibili rischi del mondo virtuale. Il risultato evidenzia come tra i ragazzi intervistati prevalga l’idea che Internet sia utile, facilmente gestibile e non particolarmente pericoloso, nonostante molti ammettano di aver assunto almeno una volta comportamenti trasgressivi e provocatori, o aver vissuto situazioni rischiose.

Ma i benefici e i vantaggi percepiti non vengono regalati gratuitamente. L’illusione di connettersi con il mondo attraverso le piattaforme dei social network può spingere le persone a trasformarsi in individui che si isolano dalla vita reale sostituendola con una socialità superficiale ed illusoria. (Marcucci, 2004).

È possibile riferirsi a due ipotesi esplicative per indagare la relazione tra la comunicazione che avviene attraverso i social network e il benessere psicologico che ne consegue, soprattutto riguardo l’età adolescenziale, la teoria del disimpegno e quella della stimolazione (Valkenburg e Peter, 2007), le quali illustrano una visione molto diversa delle conseguenze che l’ uso eccessivo delle nuove tecnologie può produrre.

La teoria del disimpegno sottolinea come la comunicazione on-line incida negativamente sul benessere psicologico, poiché sottrae tempo che potrebbe essere dedicato alle amicizie già esistenti riducendone la qualità. La tendenza dei ragazzi a intrattenere relazioni con sconosciuti, spesso di breve durata, non permetterebbe di impegnarsi in relazioni significative. A sostegno della teoria del disimpegno è possibile menzionare la ricerca internazionale denominata HomeNet (Kraut et al., 1998), che rileva come una maggiore permanenza in rete sia associata ad una diminuzione, modesta ma statisticamente significativa, delle attività sociali nella vita off-line quali la comunicazione all’interno della famiglia, il numero di amici frequentati nel tempo libero e un aumento di sentimenti depressivi e di solitudine. Kraut e colleghi (1998) propongono l’espressione Internet Paradox per evidenziare il fatto che questa tecnologia, anche quando utilizzata come strumento comunicativo, in realtà riduce il coinvolgimento sociale e il benessere psicologico di chi la usa, procurando un’alienazione dalla vita reale.

Ciò potrebbe essere spiegato prendendo in considerazione due aspetti: la permanenza in rete sottrae tempo che potrebbe essere impiegato in attività sociali, inoltre attraverso l’uso di Internet i ragazzi tendono a sostituire relazioni sociali significative con amicizia e deboli, poco impegnative e limitate nel tempo, che sebbene possano essere giudicate soddisfacenti in realtà non forniscono una reale supporto emotivo e tendono a creare isolamento dalla vita reale.

Alcune ricerche infatti (Morgan e Cotten, 2003) sottolineano come i ragazzi tendano a giudicare anche il miglior amico on-line come meno significativo e l’amicizia stessa come meno duratura nel tempo. Le amicizie virtuali tenderebbero a diventare emotivamente intense in un periodo di tempo troppo breve senza che vi sia sufficiente fiducia nel legame. La relativa anonimità dell’interazione on-line favorirebbe infine la tendenza dei soggetti a mentire, ad esprimere apertamente emozioni negative o a interrompere in modo brusco la comunicazione nel momento in cui si verifica un conflitto senza le preoccupazioni che tipicamente caratterizzano la comunicazione faccia a faccia. (Wolak, Smahel e Greenfield, 2003).

La teoria della stimolazione sottolinea, al contrario, come la comunicazione on-line permetta un arricchimento del contesto relazionale del soggetto e favorisca le opportunità di crescita e di adattamento al contesto. Recenti studi effettuati nel contesto italiano da Baiocco (2011) ritengono che in rete si tendano a costruire gli stessi contesti e a rapportarsi in modo simile a quanto si faccia nella vita off line con alcune possibilità in più: l’anonimato, la possibilità di discutere anche di questioni più intime con minor imbarazzo, la mancanza di informazioni relative al proprio aspetto fisico, all’età, al genere, all’appartenenza etnica o allo status sociale.

In rete sembrerebbe più facile svelare le parti più intime di sé: tale processo favorirebbe quindi un accudimento, gradimento e fiducia reciproca che a loro volta migliorerebbero le qualità dell’amicizia stessa. (Valkenburg e Peter, 2007). In Internet le amicizie fra ragazzi di sesso diverso sarebbero più solide e intimamente profonde di quelle nella vita non virtuale forse per il minore imbarazzo che si prova in riferimento alla connotazione sessuale della relazione e alla sua presentazione pubblica. Ricerche hanno anche dimostrato che i ragazzi con problemi di ansia sociale o comunque tendenzialmente soli, ritengono come maggiormente reali e intime le relazioni virtuali e sono in grado di integrare meglio la loro vita on-line con quella off line. (Couyoumdjian, Baiocco, Del Miglio, 2006).

Sono state proposte due ipotesi principali riguardo la relazione tra comportamento amicale nella vita off line e il contenuto e la qualità delle relazioni amicali in Internet. La prima asserisce che le competenze relazionali del soggetto nella vita off line forniscano il prototipo delle successive relazioni in rete, favorendo nel soggetto la conoscenza di sé, buone competenze sociali e una migliore regolazione emotiva. Una visione complementare suggerisce come, nel corso dello sviluppo, le abilità interattive vengano generalizzate alternativamente dalla vita off line a quella in rete. (Cheng, Chan e Tongs, 2006).

In definitiva, la letteratura presente permette di delineare come le nuove tecnologie, in particolar modo i social network, incidano sul nostro modo di pensare, sulle nostre pratiche quotidiane, sui nostri modelli relazionali e sulla nostra comunicazione.

La comunicazione e la socializzazione mediata dalla tecnologia interagiscono infatti in modo sinergico con la vita off line, in particolar modo per i giovani. I dati rilevati da Baiocco ci confermano come alcune volte l’utilizzo di questi mezzi di comunicazione comporti un risvolto positivo, mentre altre volte ciò può rivelarsi molto dannoso. Per questo motivo è opportuno chiedersi e valutare per quali ragazzi e in quali circostanze, Internet possa configurarsi come un contesto poco creativo o addirittura pericoloso e in quali altre circostanze possa configurarsi come un contesto altamente positivo.

La ricerca sembra suggerire che quei ragazzi già competenti a livello relazionale, con buoni livelli di autostima e capacità cognitive, riescano a massimizzare gli aspetti positivi dei social network: la rete interpretata come tecnologia sociale può essere uno strumento che funge da impalcatura per migliorare il modo in cui gestire relazioni, intrattenere discorsi, esprimere aspetti diversi di sé.

Ma, come afferma Kraut nelle sue ricerche, non si può non considerare che per le personalità più fragili questa barriera tra reale e virtuale sia ancora più sottile e confusa. Ultimamente si è dimostrato l’aumento di stati depressivi tra adolescenti utenti di social network. Gli individui che si sentono meno inseriti nella cerchia di coetanei e che vedono nei social un modo per riscattarsi socialmente potrebbero andar incontro ad un fallimento . La creazione di un nuovo profilo idealizzato porterà il soggetto ad una fittizia realizzazione sociale e ad una vera alienazione da quello che è il mondo reale.

Difatti le relazioni si creano velocemente anche con persone che nemmeno si conoscono, se non virtualmente, creando una sorta di socializzazione superficiale e degradante: non si arriva più ad un’intimità amicale raggiunta con il tempo con l’arricchimento d’ esperienze comuni, a meno che non si comunichi con amici che si frequentano nella realtà.

Concludendo, è ormai evidente che i social network siano diventati un elemento fondante e per certi versi irrinunciabile della comunicazione nella società moderna ma, come tutto quello che ci circonda, forse sarebbe il caso di maneggiarli con cura.

Bibliografia

  • Amichai-Hamburger, Y., & McKenna, K. Y. A. (2006). The Contact Hypothesis Reconsidered: Interacting Via the Internet. Journal of Computer Mediated Communication, n. 11.
  • Baiocco, R. et al. (2011). Daily Patterns of Communication and Contact Between Italian Early Adolescents and their Friends. Cyberpsychology Behavior and Social Networking, n.14.
  • Boyd, D. M., & Ellison, N. B. (2007). Social Network Sites: Definition, History, and Scholarship. Journal of Computer-Mediated Communication 13.
  • Cantelmi T., Talli M., Del Miglio C., D’Andrea A. (2000). La mente in Internet: psicopatologia delle condotte on-line. Padova:Piccin.
  • Caretti V., La Barbera D. (a cura di) (2005), Le dipendenze patologiche. Clinica e psicopatologia. Milano: Cortina.
  • Cheng, G. H. L., Chan, D. H. S., Tongs, P. Y. (2006). Qualities of Online Friendship with Different Gender Compositions and Durations. CyberPsychology & Behavior, n.9.
  • Correa, T., Hinsley, A.W., de Zuniga, H.G. (2010). Who interacts on the Web? :The intersection of users’ personality and social media use. Computers in Human Behavior, 26, 247-253.
  • Couyoumdjian A., Baiocco R., Del Miglio c. (2006), Adolescenti e nuove dipendenze. Le basi teoriche, i fattori di rischio, la prevenzione. Roma: Laterza.
  • Ferguson, D. A., & Perse, E. M. (2000). The World Wide Web as a Functional Alternative to Television. Journal of Broadcasting & Electronic Media, n. 44.
  • Kraut, R., Patterson, M., Lundmark, V., Kiesler, S., Mukophadhyay, T., Scherlis, W. (1998). Internet Paradox: A social Technology that Reduces Social Involvement and Psychological Well-being?. American Psychologist, n.53.
  • Marcucci M., & Boscaro M. (2004). “Introduzione alle nuove dipendenze online”. In Marcucci M., & Boscaro M. Manuale di psicologia delle dipendenze patologiche. Urbino: L’asterisco.
  • Massarotto M. (2011). Social network. Costruire e comunicare identità in rete. Milano: Apogeo.
    Mazzucchelli C. (2014). La solitudine del social networker. Delos Store.
  • Morgan, C., & Cotten, S. R. (2003). The Relationship Between Internet Activities and Depressive Symptoms in a Sample of College Freshmen. CyberPsychology & Behavior, 6: 133-141.
  • Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per le politiche della famiglia, Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, Save the Children Italia, CREMIT, Ragazzi connessi. I preadolescenti italiani e i nuovi media, 2008.
  • Riva G. (2010). I social network. Ed. Il Mulino.
  • Rivoltella P. C. (2006). Screen Generation. Gli adolescenti e le prospettive dell’educazione nell’età dei media digitali. Milano: Vita e Pensiero.
  • Ross, C., Orr, E.S., Sisic, M., Arseneault, J.M., Simmering, M.G., Orr, R.R. (2009). Personality and Motivations Associated with Facebook Use. Computers in Human Behavior, 25, 578-586.
  • The Australian Psychological Society (2010). The Social and Psychological Impact of Online Social Networking. Ricavato il 25 Luglio da https://www.psychology.org.au/Assets/Files/Social-and-Psychological-Impact-of-Social-Networking-Sites.pdf.
  • Valkenburg, P. M., & Peter, J. (2007). Preadolescents’ and Adolescents’ Online Communication and their Closeness to Friends. Developmental Psychology, 43, 2.
  • Wolak, J., Smahel, D., Greenfield, D. (2003). Escaping or Connecting? Characteristics of Youth Who From Close Relationships. Journal of Adolescence, n.26.
    Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2015/11/social-network-alienazione/2/

 


Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2015/11/social-network-alienazione/

Lo sviluppo dei social network: fenomeno di socializzazione o alienazione?

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