E perché dovreste piantarla con quei post in cui dite che avete paura di ingrassare in quarantena.

“Appena ho saputo del lockdown ho cancellato la mia app contapassi. Perché? Perché sapevo di essere dipendente da quel numerino. La controllavo spesso e quella media di 15.000 passi al giorni mi dava una grande soddisfazione”

Domenica 15 marzo è stata la Giornata Nazionale contro i Disturbi Alimentari. La situazione nazionale di emergenza l’ha fatta passare abbastanza sotto silenzio, ma i numeri ci ricordano che in Italia i DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) sono un problema in crescita, di cui soffrono 3 milioni di persone, in prevalenza giovani e donne (il 95,9% del totale).

Nella stessa giornata Fedez postava sul suo account Instagram (9,5 milioni di follower) una slide di immagini Photoshoppate in cui lui e la moglie, Chiara Ferragni, apparivano ingrassati nell’estate 2020. Centinaia di commenti divertiti (tra cui quelli di donne che spesso si sono fatte portavoce di istanze femministe, body positive e anti-body shaming come Asia Argento e Paola Turci) e altrettante centinaia di commenti indignati a cui il rapper ha replicato giustificandola come “auto-ironia”.

“Abbiamo tutti paura di ingrassare e conseguentemente di piacere meno ed essere meno accettati. Viviamo in una psicosi generalizzata da grasso”

Trovo le parole de la_versione_migliore la risposta più calzante: “Non hai fatto ironia su te stesso, l’hai fatta verso chi ha quei corpi. Tu puoi montare il tuo viso su un corpo grasso, farti due risate e poi continuare a vivere con il tuo thin privilege, le persone grasse invece in quel corpo ci vivono 24 ore su 24, e gli insulti, le battute e le discriminazioni se le beccano tutto il tempo, non soltanto per il tempo di un meme.” La sola cosa che mi fa ridere, di questa vicenda, è il fatto che la stessa Chiara Ferragni si sia più volte spesa contro il body shaming di sua sorella o delle sue amiche (ovviamente sempre considerando “grasso” come un insulto e caratteristiche come pance non scolpite o cosce non sottili dei “difetti” da portare con grazia).

“Chi soffre di DCA, specialmente binge eating o bulimia nervosa, in questi giorni sta facendo molta fatica. Per molti di loro il cibo è un trigger”

Purtroppo quello di Fedez non è stato l’unico caso di ironia grassofobica in questi giorni. La mia bacheca è letteralmente invasa da post tutti sullo stesso genere: gente che posta foto di cibo iper-calorico, comprato o auto-prodotto, o ci informa sulle sue nuove abitudini alimentari – “Non mi stacco dal frigorifero!”, “Non faccio altro che cucinare!” – concludendo con una battuta su come alla fine della quarantena saremo tutti grassi, non ci entreranno più i jeans e l’estate 2020 la faremo vestiti in scafandro.

In tempi di pandemia diventare grassi rimane una preoccupazione costante

Questa tendenza è problematica sotto innumerevoli punti di vista. È l’ennesima riprova della grassofobia imperante nella società: in tempi di pandemia diventare grassi rimane una preoccupazione costante. Prendo a prestito le parole di frauleinstalker (l’argomento è delicato ed esistono attiviste social che se ne occupano da più tempo e sono più titolate di me, forte del mio thin privilege, a parlarne): “Hai dato per scontato che tutte le persone grasse hanno quel corpo perché vivono in un’eterna nullafacenza, passando tutto il tempo a mangiare hamburger davanti alla tv, che essere grass* sia un fallimento morale, che se solo ci alzassimo dal divano e facessimo una corsetta ogni tanto non avremmo tutti questi problemi. Hai propagato lo stereotipo del ciccione pigro e ingordo.”

Ne ho discusso con la dietista Veronica Bignetti, specializzata in DCA: “Viviamo immersi in una diet culture e ne abbiamo interiorizzato molti stereotipi. Ad esempio, nessuno ci guarda male se diciamo di non poter mangiare pizza due giorni di seguito, perché ‘i carboidrati fanno ingrassare’. Abbiamo tutti paura di ingrassare, e conseguentemente di piacere meno, di essere meno accettati. Viviamo in una psicosi generalizzata da grasso. Dovremmo tornare a un’accezione neutra della parola grasso e soprattutto capire che, quando si parla di peso, non è una questione di forza di volontà e abitudini: il contesto e la genetica contano tantissimo.”

Non cedete alla tentazione di iniziare un nuovo regime alimentare solo perché avete tempo: il disturbo del comportamento alimentare è un pendolo che oscilla tra la restrizione e la perdita di controllo.

Ma soprattutto: ci avete pensato alle persone con disturbi alimentari? In questi giorni chi soffre di DCA ha vita difficile. E lo dico io per prima, che ho sofferto molti anni di anoressia, i cui strascichi affronterò tutta la vita. Appena ho saputo del lockdown ho cancellato la mia app contapassi. Perché? Perché sapevo di essere dipendente da quel numerino: normalmente ho una vita molto attiva e mi sposto solo a piedi e sapevo che, quando la controllavo, quella media di 15.000 passi al giorni mi dava una grande soddisfazione. I primi giorni mi hanno messo a dura prova. Mi sono ritrovata a convivere con il mio ragazzo che ha abitudini alimentari diverse dalle mie: pasti regolari, pasta (quasi) tutti i giorni, birrette quasi tutte le sere, insomma, un rapporto equilibrato ma comunque fluido, poco ragionato, con il cibo.

Dopo 4 giorni ho avuto un crollo. Non riuscivo a riconoscermi allo specchio – mi vedevo molto più grossa, flaccida, con il viso gonfio. Pensavo costantemente al cibo, alle calorie, a come tenere tutto sotto controllo. Chi ha sofferto di DCA sa quanto un cambio improvviso di abitudini, sportive e alimentari, possa essere spaventoso e destabilizzante e far ripiombare in vecchie spirali auto-distruttive. Fortunatamente ho una persona di fianco che in queste situazioni ha imparato a starmi vicino, sa come mantenermi appigliata alla realtà, e non mi permette di ricadere nella tanto rassicurante ossessione di controllo. Cerco di stare bene – avere energia, fare ogni giorno un po’ di movimento, sia per la salute fisica che per quella mentale – e di concedermi di godermi questi giorni insieme a lui, di coccolarci con buone cene, bottiglie di vino e occasionalissimi asporti. Ma non tutti sono nella mia situazione.

“Non possiamo dare per scontato che una persona grassa abbia dei problemi. La salute non è solo un rapporto tra grasso e citochine infiamamatorie o una questione di BMI.”

Dice Veronica: “Chi soffre di DCA, specialmente binge eating o bulimia nervosa, in questi giorni sta facendo molta fatica. Il cibo è un trigger per molti di loro. Primo consiglio: se siete in psicoterapia continuatela via Skype. E non cedete alla tentazione di iniziare un nuovo regime alimentare solo perché avete tempo. Le relazioni disfunzionali con il cibo sono un pendolo che oscilla tra la restrizione e la perdita di controllo. Il 95% delle diete fallisce: nessun percorso è risultato efficace nel lungo periodo. Io pratico un non-diet approach, un cappello sotto cui stanno tecniche come la mindful eating o l’intuitive eating, che normalizzano il piacere del cibo, ci fanno ritrovare connessione con il nostro corpo, ci forniscono un ventaglio di modi oltre al cibo per gestire l’emozione.”

Prima che replichiate “Eh ma la salute”, alzando il ditino, Veronica ci ricorda che “La salute non è solo un rapporto tra grasso e citochine infiamamatorie o una questione di BMI. Non possiamo dare per scontato che una persona grassa abbia dei problemi.” La salute è un concetto ampio e sfaccettato. E comunque, anche se una persona stesse conducendo uno stile di vita “malsano”, questo non vi autorizza a prendervi gioco del suo corpo. Vivetevi il vostro isolamento come vi pare. Non sentitevi in colpa se cambiate abitudini – siete legittimati a cercare conforto nel cibo. E utilizzate questo tempo in modo migliore. “Informatevi sullo stigma sociale. Stimoliamo l’empatia verso categorie discriminate, stigmatizzate, marginalizzate. Come appunto i grassi. Invece che dire “Ah che brutto diventerò come te!”, perpetuando stereotipi che rafforzano la discriminazione.”

Seguite Veronica, alcune delle persone citate sopra, oppure altre professioniste del settore come oltreladieta o dr eva_lanche, iniziando a informarvi di più su queste tematiche e provando ad allenare l’empatia invece del senso dell’umorismo. Cucinate cibo che abbia un buon sapere e che vi faccia stare bene. Quando riabbraccerete i vostri cari a loro non importerà nulla se siete ingrassati. Se quest’estate riusciremo a vedere il mare nessuno si preoccuperà del vostro aspetto in costume. Quando tutto questo sarà alle nostre spalle non vorremo ricordarcelo come il periodo in cui la nostra preoccupazione maggiore era il peso

Per saperne di più https://www.vice.com/it/article/y3mkbg/disturbi-alimentari-in-isolamento?fbclid=IwAR0NazINMHufGWAwzbSo5Oc57RHWsbNg8ZKif0sQChNA9SDXWTzBTY4QvSs

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