tratto da http://www.eticamente.net/53214/la-tecnica-dei-sette-specchi-esseni-per-sapere-chi-siamo.html?refresh_ce

“…ti sbagli se pensi che le gioie della vita vengano soprattutto dai rapporti tra le persone.
Dio ha messo la felicità dappertutto, è ovunque in tutto ciò in cui possiamo fare esperienza.
Abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di guardare le cose.”

(C. J. McCandless – Into the wild)

Nelle mie lezioni di yoga dico spesso che ogni persona è un tassello di un puzzle. Se non comprendiamo come incastrare quel tassello, se ne presenteranno sempre degli altri, con la stessa forma. Non importa se quel tassello ci possa dare fastidio. Il puzzle è completo anche con quel tassello. Siamo costretti a rivivere sempre le stesse esperienze, gli stessi fastidi e dolori, finché non comprendiamo che passare per quella resistenza ci libera.

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Ognuno ha una sua verità, una strada da percorrere e un suo mondo da decifrare, ecco perché quando stiamo comunicando le nostre verità ad un’altra persona, in realtà stiamo parlando a noi stessi. Applicando questo concetto quotidianamente passiamo dalla sofferenza.
Se si sbatte continuamente la testa invece di aprirla, si continua inevitabilmente a farsi del male. La via più semplice per l’equilibrio e armonia interiore è la semplificazione, l’accettazione e il rispetto degli altri, visti come simboli, segnali, doni per cui ringraziare.
In un meccanismo di vita che è perfetto, quello che io vedo come evento o rapporto “imperfetto” mi dice dunque che non riesco ad armonizzarmi.

Ogni scontro nasconde sempre un’occasione di auto-osservazione e quindi di crescita.
Quale miglior modo abbiamo di decifrare il segnale che una persona ci mostra, entrando nella nostra vita? Rispecchiandoci in lei. L’immagine riflessa rimanda ciò che siamo e come vibriamo. Questi concetti erano già chiari in tempi antichi, ma molto del materiale e della conoscenza che indicavano le strade per un percorso interiore, è andato perduto, o peggio dimenticato.

Una storia ci racconta di una scuola iniziatica, quella degli esseni, i quali adottavano come tecnica di sviluppo dell’auto conoscenza, quella dei stette specchi.
I manoscritti da cui prendiamo spunto per osservare la chiave dei rapporti umani secondo questa teoria dei sette specchi esseni, sono stati portarti alla nostra conoscenza e analizzati da Greg Braden.
Gli specchi ci parlano del percorso a ostacoli che è la vita, ci indicano come interpretare simbolicamente i rapporti e come il mondo esterno possa improvvisamente diventare una grande enciclopedia da consultare.

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1- Il primo specchio esseno dei rapporti recita così:

“Il primo specchio esseno è quello della nostra presenza nel momento presente.”

Questo specchio ci indica l’importanza della consapevolezza di essere vivi: avere un corpo, un cuore che batte e un respiro. Questa attenzione al nostro ritmo vitale ci introduce al lavoro interiore. Considerando gli specchi esseni come un vero e proprio percorso, questa prima tappa di ascolto e conoscenza del nostro corpo è essenziale per svolgere il lavoro con i successivi.

2- Il secondo specchio esseno dei rapporti recita così:

“Il secondo specchio esseno, dei rapporti umani, ha una qualità simile alla precedente ma è un po’ più sottile. Anziché riflettere ciò che siamo, ci rimanda ciò che noi giudichiamo nel momento presente.”

Mentre nel primo specchio si svolge il lavoro di auto-osservazione, nel secondo ritroviamo l’osservazione di ciò che giudichiamo negli altri come qualcosa che non riconosciamo di noi. Questo specchio ci fa capire quanto siano importanti gli altri per conoscere noi stessi.
Ogni volta che interagiamo con qualcuno e osserviamo le nostre reazioni, facciamo un passo evolutivo insieme. Osservarci mentre difendiamo il nostro giudizio nei confronti di qualcuno, ci porta a capire l’inutilità dell’emozione provata. Quando riusciremo a comprendere che se qualcosa non ci piace non abbiamo bisogno di combatterla, solo allora smetteremo di dargli forza.
In questo modo interrompiamo la perdita di energia vitale verso situazioni che non amiamo, conservandole per il nostro ordine interiore.
“Se giudico una persona sono in suo possesso.”
Osserviamo nel momento presente ciò che stiamo giudicando: se proviamo un’emozione, tipo rabbia o risentimento, ciò che stiamo giudicando ci ha resi suoi schiavi.
Se invece riusciamo a liberarcene con un sorriso, siamo nella condizione di discernere e andare oltre. Liberi di vivere eventi che ci fanno provare emozioni superiori.
Se poniamo l’attenzione sul perché è capitato un evento siamo meno schiavi dell’emozione. Improvvisamente è come se ci regalassimo degli occhiali speciali che ci permettono di cambiare il punto di vista.
Un’arrabbiatura meccanica osservata nel momento presente, per il fatto stesso di essere riconosciuta come parte di noi, si trasforma e ci libera della sua ingombrante presenza. “Riconoscere di avere torto nasconde una potenza enorme!”
Ammettere i propri limiti, ci libera dalle gabbie della perfezione.

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3-Il terzo specchio esseno dei rapporti recita così:

“Attraverso la saggezza del terzo specchio che ci viene chiesto di ammettere la possibilità che, nella nostra innocenza, noi rinunciamo a delle grosse parti di noi stessi, per poter sopravvivere alle esperienze della vita. Possono venir prese, senza che noi ce ne rendiamo conto, o forse le perdiamo consapevolmente o ancor ci vengono portate via da coloro che hanno un potere su di noi.”

Questo specchio analizza l’entrata in scena nelle nostre vite di persone dalle quali ci sentiamo inspiegabilmente attirati: la persona in questione mi mostra delle parti di me che sono andate perdute nel corso della vita.
Viene e mi ricorda chi sono.
A cosa sono destinato.
A una mente poco attenta potrebbe sembrare un sorprendente innamoramento, una “cotta” improvvisa, un colpo di fulmine.
Questo rapporto potrebbe invece essere l’inizio di una grande amicizia o di una fase di vita di grandi condivisioni, dove non è importante se l’altro sia uomo o donna. Non è una questione di sesso, ma di messaggio.
Lo specchio si presenta per ricordarci:
– dove abbiamo cambiato strada per nostra scelta;
quali allontanamenti sono stati imposti dal ritmi di vita;
quali persone si sono impossessate (per nostra assoluta concessione) di parti importanti del nostro tempo.
Se siamo ingabbiati in emozioni inferiori penseremo si tratti dell’uomo /donna della nostra vita. Ma non è così, non esistono principi azzurri o principesse. I rapporti, anche quelli tra partner, ci mostrano la strada per crescere, sono una magica esperienza temporale da vivere finalmente con trasporto, rispetto, e zero aspettative.

4- Il quarto specchio esseno dei rapporti recita così:

“Il quarto mistero dei rapporti umani, ci permette di osservare noi stessi in uno stato di dipendenza e compulsione. Attraverso la dipendenza e la compulsione, non rinunciamo lentamente proprio alle cose a cui teniamo di più. Cioè mentre le cediamo, poco a poco vediamo noi stessi lasciare le cose che più amiamo.”

Le nostre dipendenze possono essere delle gabbie perenni nelle quali ci rifugiamo pur di non prendere contatto con delle parti più grandi di noi.
Tutta una parte di crescita nella nostra vita può venire sottratta quando non c’è equilibrio.
Subentra un abuso di abitudini e meccanismi condizionanti che ci possono addirittura allontanare dalle persone che ci amano, ci tolgono energie vitali per i nostri scopi e le nostre aspirazioni più alte, e rischiano di azzerare il valore interiore al quale ognuno può accedere. Questi abusi, se portati all’eccesso, ci portano fuori asse e ci lasciano fuori asse. Gli esempi sono molteplici: alcool, nicotina, droghe, farmaci, dipendenze emotive, sesso, cibo, denaro, e così via.
Ognuno di noi, con una osservazione neutra di Sé, può arrivare a capire, se lo vuole davvero, dove si sta boicottando da solo, dove condiziona la sua vita, dove perde delle energie, dove si racconta delle scuse, dove recita un ruolo, dove esagera, dove non mette Amore. Basta solo Volontà.

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5- Il quinto specchio esseno dei rapporti recita così:

“Il quinto specchio esseno, è forse il più potente in assoluto, perché ci permette di vedere meglio e più profondamente degli altri la ragione per cui abbiamo vissuto la nostra vita in un dato modo. Esso rappresenta lo specchio che ci mostra i nostri genitori nel corso della nostra interazione con loro.
Attraverso questo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che le azioni dei nostri genitori verso di noi riflettano le nostre credenze e aspettative nei confronti di quello che potrebbe configurarsi come il più sacro rapporto che ci sia dato di conoscere sulla Terra e cioè il rapporto fra noi e la nostra Madre e il nostro Padre Celeste, vale a dire l’spetto maschile e femminile del nostro creatore, in qualunque modo lo concepiamo.”

6- Il sesto specchio esseno dei rapporti recita così:

“Il sesto specchio esseno dei rapporti umani ha un nome abbastanza infausto, infatti gli antichi lo chiamarono l’Oscura notte dell’anima. Attraverso un’oscura notte dell’anima, ci viene ricordato che la vita tende verso l’equilibrio, che la natura tende verso l’equilibrio e che ci vuole un essere estremamente magistrale per bilanciare quell’equilibrio.”

Il percorso degli specchi ci porta questo sesto passaggio riguardante il rapporto con noi stessi.
L’oscura notte dell’anima è un nome che richiama ancestrali paure e in effetti: è proprio il ponte di passaggio tra paura e coraggio per la sublimazione della nostra crescita interiore.
Operare un distacco dal mondo così come lo conosciamo, richiede volontà, sforzo e coraggio. Quanto più ci amiamo, più questo passaggio è alleggerito. Se nostre paure, i nostri mostri da sconfiggere sono molti e le ombre che abbiamo dentro sono pressanti, la notte oscura sarà un’esperienza forse dolorosa. Ma se lasciandoci andare ci poniamo in una situazione di amore, accettazione, distacco consapevole e osservazione, tutto sarà più rapido e per certi versi anche prezioso.
L’ombra è la nostra parte inconscia.
Il nostro territorio inesplorato, il bosco buio dal quale ci teniamo alla larga perché non sappiamo cosa possa nascondere. Tenere lontano quello che ci fa paura è quello che ci fa stare tranquilli. Anche le navi sono tranquille nel porto, ma non è per rimanere nel porto che sono nate. Devono uscire, affrontare il viaggio, le tempeste e poi la quiete. Dobbiamo passare nella nostra ombra.
“La crescita richiede una temporanea resa della sicurezza.” (Gail Sheehy)
Affrontare la nostra parte non illuminata nasconde una crescita non paragonabile ad altro.
L’ombra, proprio perché rimane non affrontata e nel buio, agisce indisturbata e condiziona molti dei nostri comportamenti. Saperla riconoscere riequilibra le forze al nostro interno, la famosa armonia degli opposti. Se non ci occupiamo noi della nostra ombra, prima o poi sarà lei a farsi viva nei modi più inaspettati, attraverso le emozioni inferiori, libere di fare di noi quello che noi gli permettiamo. Le emozioni risolte, i dubbi, le preoccupazioni, i timori e così via, si accumulano in un posto detto inconscio che si fa vivo nei sogni sottoforma di simboli e nella realtà sottoforma di rapporti. Entrare in contatto con il nostro lato buio è il rapporto più intimo e fruttuoso che possiamo vivere in vita. L’ombra è una fedele compagna che ci segue sempre, è molto silenziosa e aspetta solo noi per essere liberata. Una volta compiuto il salto nel buio ci si accorge che non si cade da nessuna parte. Siamo sempre qui, siamo sempre noi, ma con una consapevolezza di noi più alta. La certezza di aver fatto quel passo!
Passare dentro la nostra ombra ci libera. La notte oscura ci traghetta verso il nostro equilibrio, è una risorsa preziosa per la nostra evoluzione personale. Il potenziale energetico della nostra forza interiore viene trasmutato con l’utilizzo consapevole della luce ed esplode all’esterno.
Ci viene chiesta la possibilità di affidarci a noi stessi. Dietro la notte oscura si cela l’apertura del cuore.

7- Il settimo specchio esseno dei rapporti recita così:

“Il settimo specchio esseno era il più sottile e, per alcuni versi, anche il più difficile. È lo specchio che ci chiede di ammettere la possibilità che ciascuna esperienza di vita, a prescindere dai suoi risultati, è di per sé è perfetta e naturale. A parte il fatto che si riesca o meno a raggiungere gli altri traguardi che sono stati stabiliti per noi da altri, siamo invitati a guardare i nostri successi nella vita senza paragonarli a niente. Senza usare riferimenti esterni di nessun genere.”

Quale immensa libertà nel riconoscere in tutte le meraviglie del Creato che tutto è perfetto così com’é!
Questo é lo specchio più ampio dei sette, nel quale l’intero Creato diventa Uno e finalmente è riconosciuto come vibrazione del mio mondo interiore.
Tutto è dentro di me e Tutto é perfetto.
L’Io diventa l’unico punto di riferimento certo, grazie ai risultati che raggiungiamo.
Dopo aver davvero affrontato e integrato un’esperienza o un dolore, questo non si ripresenta. Nessuno potrà spiegare meglio di noi la nostra verità, poiché è la strada che abbiamo scelto fin dall’inizio e l’abbiamo affrontata.
Greg Braden infine amplia i sette specchi dei rapporti con due importanti integrazioni: la compassione e la benedizione.
La principale difficoltà lungo questo cammino di risanamento è quella di sfuggire alla logica della polarità e della separazione (la dualità di tutte le cose). La compassione in tal senso ci mette su un piano di uguaglianza e rispetto della vita, di ogni vita. Diventa una sorta di nuova saggezza che non ha ancora una definizione.

“Perché possa essere realizzata in pieno, la compassione deve essere affiancata da un altro potente strumento: il dono della benedizione.
Attraverso il dono della benedizione ci viene chiesto di ammettere la possibilità che ogni evento della nostra vita, sia esso gioioso o doloroso, abbia un’origine da una fonte unica.
Nel momento in cui benediciamo un evento che ci ha feriti o una persona che ha causato dolore o sofferenza, affermiamo la natura divina e sacra di ciò che accaduto.
Si tratta di guardare in faccia le persone o gli eventi che hanno causato sofferenza nella nostra vita e di dire “Io benedico questa persona o questa cosa”.
Quando riusciamo a fare questo veramente, con tutto il cuore, proviamo poi un profondo senso di liberazione e una grande serenità.
In questo modo, anche gli accadimenti più dolorosi, acquistano improvvisamente un’altra luce. Come raggiungere l’obiettivo così impegnativo dell’accettazione? Cosa bisogna fare per essere sicuri di riuscirci? Non è più il tempo del fare, è tempo di diventare, di cominciare a trasformare positivamente la nostra vita. Solo in questo modo potremmo riappropriarci del potere personale e condurre un’esistenza soddisfacente e creativa, non più come vittime di qualche meccanismo diabolico, ma come co-creatori la nostra stessa esistenza.”

 

Bibliografia
“Manuale di risveglio: il primo passo verso la felicitá”, Pietrangeli Andrea, Anima Edizioni

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