Talune ricerche hanno sostenuto l’associazione tra l’uso di social network, l’ insoddisfazione corporea e i disturbi alimentari. Più in generale, hanno evidenziato l’attenzione sociale centrata sulla magrezza e sulla muscolosità, e su come gli ambienti, reali o virtuali, che enfatizzano l’apparenza possano aumentare il rischio di incombere in tali preoccupazioni.
La ricerca sulle implicazioni psicologiche dell’uso e dell’esposizione ai social network è un’area relativamente nuova della ricerca che prende avvio in tempi abbastanza recenti, e, nello specifico, si è interessata all’influenza dei social sull’immagine corporea e sui disturbi alimentari.
L’ insoddisfazione corporea: l’influenza dei Social Network
Spesso, a un primo approccio con le problematiche dell’immagine corporea e a causa di un’eccessiva semplificazione dovuta al filtro dei mezzi di comunicazione di massa, si tende a far coincidere il concetto di immagine corporea con quello dell’apparenza fisica, dell’esser belli o attraenti.
Grogan (2008) ha definito l’immagine corporea come quell’insieme di percezioni, pensieri ed emozioni che una persona esperisce riguardo al suo corpo. Ma non sempre tali percezioni sul proprio corpo hanno un’accezione positiva, né tantomeno coincidono con la forma corporea ideale a livello soggettivo: si parla in tal senso di insoddisfazione per l’immagine corporea. Taleinsoddisfazione rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio e di mantenimento dei disturbi legati all’immagine corporea e all’alimentazione (Thompson et al., 1999).
All’origine di tale insoddisfazione corporea, si ritrova molto spesso l’influenza dell’uso dei social network (Facebook, Instagram, Twitter, MySpace) che consentono ai loro utenti di crearsi dei profili online, pubblici o privati, che possono essere usati per sviluppare relazioni, interagire con altri utenti online ma soprattutto di mettersi in mostra in una vetrina cui tutti hanno libero accesso.
L’uso dei social è largamente diffuso tra adolescenti: in Europa circa il 70% degli adolescenti tra i 14 e i 17 anni ne fa uso, e tra questi, il 40% trascorre almeno 2 ore al giorno online (Tsitsika et al., 2014 ). I siti social sono costituiti dai profili personali degli utenti che vengono “personalizzati” tramite descrizioni e foto; inoltre, gli utenti possono guardare voyeuristicamente e commentare le presentazioni degli altri iscritti, e a loro volta leggere i commenti degli amici virtuali sulla propria pagina.
Taluni filoni di ricerche, sia di tipo correlazionale che sperimentale, hanno sostenuto l’associazione tra l’esposizione ai media, l’ insoddisfazione corporea e i disturbi alimentari in campioni femminili. Più in generale, i modelli eziologici sulle preoccupazioni legate all’immagine corporea e all’alimentazione hanno evidenziato l’attenzione sociale centrata sulla magrezza e sulla muscolosità, e su come gli ambienti, reali o virtuali, che enfatizzano l’apparenza possano aumentare il rischio di incombere in tali preoccupazioni ( Thompson et al., 1999; Madden et al., 2013).
Tra i modelli socioculturali tramite cui è stata indagata l’immagine corporea vi è il modello di influenza tripartito dell’immagine corporea (Thompson et al., 2012). Esso descrive come una varietà di canali socioculturali, in particolar modo i genitori, i pari, e i mass media, trasmettono ideali di bellezza agli individui. Di conseguenza, gli individui interiorizzano tali ideali e, quando la loro apparenza non corrisponde a tali stereotipi, si sentono poco soddisfatti del loro aspetto esteriore e sperimentano insoddisfazione corporea.
Uso di social network e insoddisfazione corporea negli adolescenti
Dalle ricerche che hanno indagato il ruolo esercitato dall’influenza di fonti primarie, quali i media e i pari (Keery et al., 2004), sui livelli di insoddisfazione corporea, è emerso che i soggetti più sensibili a queste influenze sembrano essere gli adolescenti, nei quali l’esposizione a modelli di bellezza ideale sembra predire alti livelli di insoddisfazione corporea (Knauss et al., 2007).
De Vries (2016), in uno studio longitudinale su un campione di adolescenti olandesi di età compresa tra gli 11 e i 18 anni, ha approfondito la relazione tra l’uso dei social network e l’ insoddisfazione corporea, suggerendo che i social network costituiscono un ulteriore canale socioculturale che influenza l’immagine corporea degli adolescenti; infatti maggiore è il suo utilizzo, maggiore risulta l’ insoddisfazione corporea tra gli adolescenti, sia nei maschi che nelle femmine.
Tra i meccanismi attraverso cui l’uso dei social ha un impatto sulle preoccupazioni legate all’immagine corporea e all’alimentazione vi è il confronto sociale, come emerge dallo studio di Smith et al., (2013). I ricercatori hanno evidenziato come l’uso disadattivo dei social (inteso come l’utilizzo della piattaforma social allo scopo di operare confronti sociali o auto-valutazioni negative) porti ad un aumento dei sintomi bulimici ed episodi di abbuffate, e che tale relazione è mediata dall’ insoddisfazione corporea, che emerge soprattutto quando gli utenti effettuano confronti con le foto dei coetanei, in particolare quelli magri e attraenti (Rodgers & Melioli, 2016).
Fox & Rooney (2015 ), in una ricerca online condotta su un campione di 800 maschi americani, con un’età compresa tra i 18 e i 40 anni, hanno esaminato la cosiddetta triade nera (narcisismo, machiavellismo e psicopatia) e l’auto-oggettificazione (intesa come la costruzione sociale del corpo come oggetto, da guardare e valutare in base all’aspetto esteriore) come predittori dell’uso dei social: l’auto-oggettificazione e i tratti di personalità narcisistica predicevano il tempo trascorso su tali siti. Nello specifico, il narcisismo e la psicopatia predicevano il numero di selfies postati, mentre il narcisismo e l’auto-oggettificazione predicevano il tempo dedicato alla pubblicazione di foto sul social network.
I commenti negativi sui social: quale effetto sull’immagine corporea?
L’interesse dei ricercatori si è concentrato anche sui commenti negativi che si ricevono sui social. In uno studio dai contorni innovativi, i ricercatori hanno codificato gli aggiornamenti di stato su facebook dei partecipanti per un periodo di 31 giorni, come pure le altre risposte degli utenti a tali aggiornamenti. I risultati hanno rivelato che la ricezione di commenti negativi in risposta ad aggiornamenti di status è stata associata con livelli più elevati di preoccupazioni riguardanti il peso, la forma e l’alimentazione (Hummel e Smith, 2015). Inoltre, gli individui che tendevano a cercare un feedback su Facebook, ma hanno ricevuto feedback negativi, riportavano livelli più alti di ristrettezze dietetiche.
In uno studio svedese, il cyberbullismo, considerato tra le tipologie più pericolose di commenti negativi, era associato con un basso livello di autostima, in un campione di oltre 1000 bambini e adolescenti di età compresa tra i 10, 12 e i 15 anni (Frisen et al., 2014). Inoltre, la ricezione di feedback negativi da parte degli altri sui social era correlata con un alto livello di preoccupazioni relative all’immagine corporea e all’alimentazione.
L’impatto dei siti pro-ana sull’immagine corporea
Per quanto riguarda la relazione tra l’esposizione ai siti a favore dei disturbi alimentari e le preoccupazioni per l’immagine del corpo e l’alimentazione, in uno studio pilota condotto su un campione di adolescenti di età compresa tra i 13, 15 e i 17 anni, è stato trovato che il visitare siti web pro-anoressia (pro-ana) era associato con un’alta spinta alla magrezza, all’ insoddisfazione corporea e al perfezionismo ( Custers e Van den Bulck, 2009).
Tra le ragazze del college, l’esposizione a siti pro ana è stata associata ad una diminuzione del consumo calorico durante la settimana successiva all’esposizione ( Jett et al . 2010), e a maggiori livelli di insoddisfazione corporea, spinta alla magrezza e sintomi bulimici (Harper et al., 2008). L’interiorizzazione dei messaggi pro-anoressia correla con la spinta alla magrezza e alla muscolosità a prescindere dal genere (Juarez et al . 2012); inoltre, ad un frequente ricorso a tali siti corrispondono livelli maggiori di disturbi alimentari(Peebles et. al, 2012).
Gli studi incentrati sui social media hanno evidenziato il ruolo del confronto basato sull’apparenza come un meccanismo critico che rende maggiormente complessa la relazione tra social e le preoccupazioni legate all’immagine corporea e al cibo. L’esplorazione di pagine internet a favore dei disturbi alimentari richiama l’idea più ampia di “identità di gruppo”, mettendo in evidenza come questi gruppi online sviluppino un’identità comune, rafforzata dall’ostilità nei confronti degli outgroup, e la fornitura di sostegno sociale per i membri interni al gruppo (Wooldridge et al . 2014).
Tale identità si rafforza attraverso la normalizzazione delle condotte e dei pensieri riferiti al disturbo alimentare, laddove l’anoressia e la bulimia vengono raffigurate come consapevoli e libere scelte di vita (Rodgers et al., 2013), che nella pratica potrebbero favorire o mantenere il disturbo alimentare stesso. Pertanto, il modello dell’ identità sociale può essere utile per una migliore comprensione del modo in cui gli adolescenti utilizzano Internet e dei processi legati allo sviluppo dell’immagine del corpo.
L’esposizione a Facebook e gli effetti sull’ insoddisfazione corporea
Ulteriori dati sperimentali sembrano supportare la relazione tra l’esposizione a Facebook e le preoccupazioni sulla forma corporea e l’alimentazione. Ad esempio, in letteratura si ritrovano studi sperimentali sugli effetti dell’esposizione ai contenuti di facebook (reali o artefatti), rispetto a siti web più neutri. In un campione inglese di giovanissime, si è visto che bastavano 10 minuti di consultazione per peggiorare il tono dell’umore, rispetto a quanto accadeva dopo aver visitato altri siti web a contenuto “neutro” (Fardouly et al., 2015). Nello specifico, tale studio ha evidenziato come l’esposizione a Facebook possa aumentare le preoccupazioni relative all’avere o meno un viso attraente, rispetto al peso e alla forma corporei.
Un anno prima, Mabe et al. (2014) avevano notato, in un campione di studentesse americane, che quelle assegnate alla condizione sperimentale che prevedeva la visione del proprio profilo, in confronto ad una pagina web neutra, mantenevano i livelli iniziali di preoccupazione sul peso e la forma del corpo, mentre quelle assegnate alla condizione che prevedeva un confronto con uno stimolo attivante (es. profilo di un ipotetico utente più attraente) riportavano risultati peggiori al post test.
Paradossalmente, accanto ad un’esposizione massiva di corpi snelli, muscolosi, tonici, veicolati tramite i canali social, si assiste al fenomeno opposto ovvero l’evitamento di esporsi pubblicamente. Questo lato oscuro del web potrebbe celare un disagio più profondo, una grave insoddisfazione corporea e un profondo senso di vergogna, nonché valutazioni negative sul proprio aspetto e tratti di personalità socialmente ansiosa (Rodgers et al., 2015), che portano gli utenti a rimanere nascosti dietro le “quinte”.
Sebbene si possa affermare che i dati sperimentali esistenti sono a sostegno dell’esistenza di una relazione tra Internet, l’ insoddisfazione corporea e le preoccupazioni relative al cibo, è auspicabile che la ricerca continui a interessarsi e ad esplorare i molteplici lati del web, in particolar modo dei social e dei loro meccanismi d’azione sull’ immagine corporea, per contribuire a rendere l’universo online uno spazio con un’accezione prevalentemente positiva.
di Luisa Resta – Open School Scuola Cognitiva di Firenze
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